Condizione della donna in Nepal

Studentesse nepalesi.

La condizione femminile in Nepal è stata praticamente cristallizzata fino agli anni 1990, con le donne generalmente subordinate agli uomini in quasi ogni aspetto della vita; la società nepalese è d'altronde di stampo rigidamente patriarcale.

Lo status delle donne è d'altra parte abbastanza mutevole, potendo variare anche notevolmente tra un gruppo etnico e l'altro; nelle comunità tibeto-nepalesi in generale la condizione femminile è sempre stata migliore di quella delle donne Pahari e Newari. Anche la componente femminile proveniente dai gruppi di più bassa casta infine ha una maggior autonomia e libertà rispetto ai due precedenti succitati gruppi etnici.

Madre nepalese con figlio a Katmandu (2006).

La donna più anziana della famiglia ha sempre giocato un ruolo notevolmente importante all'interno del gruppo o clan allargato, avendo in pratica il controllo delle risorse; prende inoltre decisioni cruciali riguardanti il tempo più propizio per la semina e successiva raccolta: determina anche le eventuali spese e stanziamenti di bilancio.

Eppure la vita delle donne è rimasta concentrata all'interno del loro tradizionale ruolo di cura della prole, d'assunzione della maggior parte delle faccende domestiche, dell'andar a procurar acqua e foraggio per l'intera famiglia, dell'occuparsi infine del lavoro più prettamente agricolo. La loro posizione nella società è principalmente subordinata a quella dei rispettivi prima genitori e poi mariti, sia nelle posizioni sociali che economiche; le donne han sempre avuto un accesso limitato all'economia di mercato, ai servizi produttivi nonché al sistema d'istruzione, all'assistenza sanitaria ed al governo locale.

Sia la malnutrizione che la vera e propria povertà hanno sempre maggiormente colpito la componente femminile della società; solitamente le figlie femmine ricevono dalla prima infanzia meno cibo rispetto ai maschi, in particolare quando a famiglia si trova costretta a sperimentare situazioni di carenze alimentari. Le donne generalmente lavorano di più degli uomini e più a lungo nel corso della giornata. Al contrario le donne provenienti da famiglie d'alta classe hanno la possibilità d'assumere per sé cameriere per prendersi cura della maggior parte delle faccende domestiche e degli altri più umili lavori, hanno pertanto sempre faticato di meno sia rispetto alle donne appartenenti ai gruppi socioeconomici più bassi che rispetto agli stessi uomini.

Il contributo prettamente economico dato dalla componente femminile della popolazione è notevole, ma in gran parte inosservato in quanto il loro ruolo tradizionale era dato per scontato. Quando impiegate in lavori retribuiti, le donne vengono generalmente sottopagate con salari di norma inferiori fino al 25% rispetto a quello dei maschi. Nella maggior parte delle zone rurali il loro impiego al di fuori dell'ambito domestico era di fatto limitato a semina, diserbo e raccolta; nelle aree urbane sono state impiegate in lavori domestici e tradizionali, così come nel settore pubblico, per lo più in posizioni di basso livello.

Una misura tangibile della condizione delle donne è il loro livello d'istruzione; anche se costituzionalmente esse possiedono di diritto e viene offerta loro pari opportunità educative, molti e variegati continuano ad esser i fattori sociali, economici e culturali che hanno contribuito a tener molto più bassa la percentuale femminile d'iscrizione e frequentazione scolastica (con tassi di abbandono molto più elevati per le ragazze). L'analfabetismo imposto è il più grande ostacolo al miglioramento della condizione femminile ed al raggiungimento di pari opportunità. Lo status inferiore di nascita che le contraddistingue (circolo vizioso imposto dalla società patriarcale) ostacola di fatto l'istruzione femminile e la loro mancanza o grave carenza educativa a sua volta le costringe in una condizione d'inferiorità sia civile che sociopolitica. Sebbene il tasso d'alfabetizzazione femminile è migliorata notevolmente nel corso degli anni, il loro livello si è sempre mantenuto ben al di sotto di quello maschile[1][2].

  1. ^ The Global Gender Gap Report 2013 (PDF), su www3.weforum.org, World Economic Forum, pp. 12-13.
  2. ^ Copia archiviata (PDF), su hdr.undp.org. URL consultato il 27 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2013).

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